mercoledì 11 dicembre 2013

Cristo morto di Mantegna



Il Cristo morto di Mantegna, tempera su tela databile tra il 1475 e il 1478 torna in una nuova prospettiva nell'ultimo allestimento curato da Ermanno Olmi a Brera da domani a disposizione dello stupore dei visitatori. Questa volta infatti il quadro è disposto a 67 centimetri dal suolo, vale a dire che per vederlo gli occhi delle persone dovranno abbassarsi, ma per gustarlo in tutta la sua forza iconica e spirituale dovranno inginocchiarsi. Il Cristo è sceso sulla terra per salvare l'umanità e ha affrontato tutte gli abissi del dolore del corpo, facendosi esempio di sofferenza in nome di un ideale più elevato, Sarà un'esperienza intensa e forse in grado di cambiarci dentro, guardare quello scorcio prospettico da vertigine, quell'uomo divino ma come noi, che ha la particolarità di seguire l'osservatore che ne fissi i piedi, scorrendo lo sguardo davanti al quadro stesso.




Questa tela celeberrima è accostata alla Camera degli sposi, per il contenuto illusionistico della prospettiva. Siamo nel pieno del Rinascimento, declinato nella sua carica più espressionista,  un punto di vista che  è l'esito estremo del cosiddetto "scorcio dell'oculo" Nel 1506 il dipinto veniva acquistato dal cardinale Gonzaga. Alcuni studiosi, attraverso un ragionamento "indiziario" hanno concluso che i "Cristo morto" fossero due.
A chiunque abbia la fortuna di vedere questa nuova collocazione dell'opera auguriamo che la visione si un balsamo per lo spirito capace di infondere forza morale e coraggio, nell'attraversare la sofferenza e trovare il proprio paradiso.

1 commento:

  1. la tua e' una descrizione sintetica e interessante grazie!


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