mercoledì 6 novembre 2013

Le ore lunghe di Colette

 
 

La riconoscete? Lei è Colette, scrittrice francese, nonché la prima donna a ricevere a Parigi funerali di Stato. Poliedrico mito nazionale fu scrittrice, ma anche attrice di Music hall, giornalista, commerciante di cosmetici, sceneggiatrice ed estetista. Disinibita e innamorata della vita Colette collezionò tre mariti e innumerevoli amanti, contribuendo in modo decisivo alla modernizzazione dei costumi, protagonista della mondanità, pur non seguendo pedissequamente le battaglie femministe, fu l'esempio vivente di cosa dovrebbe essere una donna pienamente padrona della sua libertà.
La sua invenzione letteraria più riuscita fu sicuramente la bella Claudine, un concentrato di sensualità genuina e travolgente che fece sognare con le sue storie al pari uomini e donne.
Oggi vi presento un inedito di questa letterata speciale, appena uscito in libreria:
 
 
 

Ecco a voi un nuovo libro della intrigante Colette, per la prima volta tradotto in italiano, da Del Vecchio Editore: Le ore lunghe.


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Nel 1914 il marito di Colette, il barone Henry de Jouvenel des Ursins, parte per il fronte. Lei, al tempo redattrice per “Le Matin”, lo segue. Saint–Malo, Verdun, Parigi, l’Argonne e poi Roma.
 
Nella corposa sezione Impressioni d’Italia, il genio di Colette offre un delizioso quadro di Venezia e pagine suggestive dal lago di Como. Composto tra il 1914 e il 1917, mai tradotto finora in italiano, Le ore lunghe è un reportage obliquo sulla Prima Guerra Mondiale.
 
 Mentre i quotidiani nazionali d’Europa si coprono di cronache di guerra, la scrittrice più stravagante di Francia si concentra sui giardini, sulle donne, sui colori, sul mare, sulle gonne, sulla vita. Il risultato è un resoconto delle lunghe, lente ore della guerra raccontato da chi sa filtrare il senso dell’attesa e della fantasia. Le ore che un ferito impiega a guarire, in cui una donna partorisce il figlio del nemico, ma anche ore in cui la sua Bel–Gazou assale i polli in un’aia, o le signore provano vestiti.
 
Ore coraggiose nella bellezza, perché “la gioia è dappertutto, inevitabile”, e in tempi così bui, coglierla è un atto rivoluzionario."
 



 



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