"Solo la Verità rende Liberi"
Blog indipendente di riflessione, informazione e comunicazione.
martedì 22 novembre 2016
21 Novembre. La Festa dell'Albero
Se abbracciare un albero è una potente panacea per l’uomo, ci sarà un perché. Questa pratica si chiama silvoterapia, serve a ritrovare il benessere e consiste nell’alzar gli occhi al cielo e alle fronde più alte d'un arbusto, per poi spalancare le braccia
e stringerne uno a piacimento, che sia
olmo, quercia, pino o qualsiasi altro fusto s’imponga alla nostra vista con la
sua presenza forte, longeva e calda.
Ogni volta che un albero muore, abbattuto da una nevicata,
seccato dall’incuria nelle giungle del cemento cittadino, o crollato per il
peso di ridondanti rami mai potati, se insomma la vista e la compagnia di un albero
ci abbandona, questo evento ci fa sentire più tristi e più soli. Ma è vero
anche il contrario: un nuovo albero messo a dimora è un lumino di speranza e
una gioia per gli abitanti del circondario.
Per questo Grottammare, con l’impulso di Legambiente, ha
onorato la Festa nazionalele dell’albero,
sancita per il 21 novembre, piantando un nuovo pino nel Belvedere sul Lungomare
di Viale De Gasperi, dove un tempo un albero era venuto a mancare.
Una buona abitudine, ormai divenuta tradizione, per la cittadina
sul mare del piceno. Basti pensare all’arancio messo a dimora nel centro
storico lo scorso anno.
Un albero nuovo è un germoglio di natura per l’umanità futura,
proprio come i bambini del terzo anno della Scuola d’Infanzia e della Prima Elementare,
che della città sono la nuova linfa, boccioli prossimi alla fioritura che hanno assistito alla posa del il pino. I piccoli allievi di Grottammare sono arrivati
preparati alla Festa dell’albero e hanno portato in dono pensierini, canzoni, disegni o poesie
ideati e realizzati ad hoc.
Quella del 21 Novembre è stata dunque un’iniziativa gioiosa,
ma anche incisivo momento di riflessione, promosso a livello nazionale da
Legambiente:
“Ogni anno in Europa vengono inghiottiti dal cemento 1000
chilometri quadrati di suolo nell'assenza totale di norme condivise che lo
difendano – comunica Legambiente -. Per questo oltre 300 associazioni in tutta
Europa tra cui Legambiente, insieme ai cittadini, si sono mobilitati per
chiedere all'UE norme specifiche per tutelare il suolo, bene essenziale alla
vita, come l'acqua e l'aria. Gli alberi sono i nostri amici più preziosi in
natura, ci proteggono dall'inquinamento atmosferico e acustico, contribuiscono
a mitigare gli effetti dei mutamenti climatici, riducono il pericolo di frane e
smottamenti. Rendono unici i nostri paesaggi, ci regalano ombra, frutti, legno.
Ogni giorno, ci stringono in un abbraccio ideale che vogliamo ricambiare
tutelandoli dalla pericolosa e incessante avanzata del cemento”
Insomma abbasso il cemento, evviva il verde!
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mercoledì 5 ottobre 2016
Chiaritas: "tutta la verità": Roma- Costantinopoli Ag/R
Chiaritas: "tutta la verità": Roma- Costantinopoli Ag/R: Tornare a parlare di dialogo interreligioso (e “con” dialoghi interreligiosi) non è ancora mai scontato né facile. Soprattutto se il diba...
lunedì 3 ottobre 2016
Roma- Costantinopoli Ag/R
Tornare a parlare di dialogo interreligioso (e “con”
dialoghi interreligiosi) non è ancora mai scontato né facile.
Soprattutto se il dibattito ha per tema la Teologia della
Chiesa. O meglio le teologie delle Chiese. Quella scienza del divino che ha per
strumento il culto, la fede, la preghiera. Questione prima, che si è tornata a
porre su un tavolo comune ed ecumenico nello scorso evento mondiale di Chieti. A Chieti infatti, dal 15 al 22 settembre si è svolta la Quattordicesima Sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse nel loro insieme.
Toccando nel profondo essere, e su nervi talora scoperti e
sensibili, la questione fondamentale. Chi è Dio? Quale il suo volto, e il suo
comandamento più importante? E il suo Verbo? Come comprenderlo, interpretarlo,
renderlo vita?
Le risposte, molte e ubique, talora dolorosamente
divergenti per le comunità religiose e sociali sono ancora tutte valide.
Ma tutte le Chiese e religioni hanno un nesso comune:
l’uomo ha bisogno di spirito, Dio può trovarsi in ogni angolo dell’universo e
anzi, il cosmo che si spalanca con stupore di fronte ai nostri occhi ha assai
più profonde semenze, fini e ragioni di quanto appaia alla nostra fragile
scienza o alla nostra più luminosa speranza.
E la profonda umanità stessa di questo bisogno di “divino”
e di ottenere intima verità è la riposta alla domanda di prima: cosa accomuna i
vari credo religiosi al mondo?
A giudicare dall’incontro di Chieti, non conta quale sia il
nome di Dio quale i suoi riti e attributi. Se sia un’unità provvidente e
benevola, un meccanismo intrinseco o un padre severo, o una guida ascetica, o
uomo fatto uomo tra gli umili.
No. Questo Dio, del destino e del tempo, questo vento che
ci spinge dentro soffiando nella coscienza e suggerendo il bisogno di verità e
giustizia; questo Dio che ci spinge alla carità e alla pace. E’ per tutti. Il
sinodo si pone dunque come modello di civiltà e squaderna le sue voci una per
volta. Cruciale l’incontro in tempi come i nostri, in cui spesso si dimenticano
i comandamenti fondamentali di Dio e della nostra più sincera coscienza. Ad
esempio si possono portare le X Tavole della Legge della Chiesa Cattolica, per
constatare quanto i principi trascendentali delle nostre religioni siano traditi
con facilità.
A questo si aggiunga che proprio in nome della divinità si
proclamano guerre, sguainano spade e caricano mitra in vari luoghi perseguitati
del mondo.
Dilaniati dalla paura, dal ricatto e dalla violenza, gli
abitanti non conoscono più il dono rigenerante della quiete e dell’armonia con
chi sta loro accanto, più o meno lontano.
Paura, prima di tutto. Degli altri, ma anche del lato
oscuro che si annida in ognuno di noi, finché non lo vorremo osservare amare e
guidare. Ed è con questa paura addosso che i popoli si barricano dietro le
proprie ortodossie più radicali, come fossero armature fossili e ideologiche. Che
tolgono il respiro a chi le indossa e allontanano ogni rischio di contatto
leale e umano con i nostri vicini, bambini donne e uomini uguali a noi, ma diversi, per politica storia, colore della
pelle, religione, e più spesso economie.
Tra lampi di guerra, scenari di lacrime e sangue, gli
uomini di Chiesa provano a mettersi intorno a un tavolo come fosse una mensa
comune e raccontano i propri punti di vista, cercando di ricucire gli strappi
della storie, e guarire le ferite delle guerre sante e passate. E certamente
ogni esponente del suo credo avrà chiesto al divino in cui ha fede di dare luce
ai loro intelletti e dissetarli di verità e idee buone.
Significativo ambientare a Chieti questo cenacolo delle
religioni. Città d’Abbruzzo, regione simbolo e stigma di una civiltà che dimentica
di ascoltare il bisogno dei fratelli e di rispondere col cuore al loro grido di
aiuto.
L’Aquila una città immensa di storia è scomparsa, sommersa dalla disonestà e dalla
slealtà di chi le promesse di tendere una mano sensibile e generosa le aveva
fatte a voce alta.
In tempi di terremoti redivivi, di opere d’arte che
diventano cenere per calamità o per la barbarie di guerre religiose, che
vogliono colpire al cuore l’arte di un popolo nemico per cancellarlo dalla
carta geografica la scelta di Chieti è dunque evocativa e ammonitrice: non
dobbiamo dimenticare chi soffre accanto a noi, perché la sua infelicità renderà
i nostri deschi quotidiani intristiti e il nostro benessere solo apparente e
stinto.
Nella sofferenza Dio ci invia sempre un’opportunità grande.
E ora il terremoto di Amatrice e degli altri luoghi d’Italia colpiti giunge a verificare
se la storia è stata maestra di vita, se l’errore è stato occasione di
apprendimento ed evoluzione. Amatrice non può e non deve avere il destino de
L’Aquila, perché il dolore dei
terremotati e di tutti quelli a loro vicini non sarà invano.
Dare una coperta calda a chi ti abita un isolato dopo o
cercare di arginare e arrestare le scie di odio nei focolai di guerra nel mondo
sono la stessa cosa. Come gettare una cartaccia nel cassonetto per amore
dell’ambiente casa comune, o dare acqua alla rosellina rossa del proprio
giardino.
sabato 30 luglio 2016
MUSICA è PREGHIERA
Ed è attraverso la preghiera che avviene la metamorfosi
dell’uomo, da peccatore bestiale si converte alla Fede in Dio, attraverso il
sacrificio vivo e carnale del figlio in cui si fece umano.
Perché non sempre la conversione è immediata come
l’illuminazione Paolina, spesso si tratta di un labirinto, denso di prove,
sfinimenti, trabochetti e tentazione. E solo con un filo da seguire, un faro su
cui puntare lo sguardo, un ordine che sia ordito, come il Filo di Arianna, si
può trovare l’uscita dal buio e l’emergere della Luce.
Dunque la preghiera come veicolo di conversione ma
soprattutto della inevitabile trasformazione, evoluzione dell’essere pensante e
dotato di sentimenti nel mondo spoecchio di Dio che è il Mondo dei Fini. Fini
alti,suggeriti da coscienza, morale, dignità, senso della Leggfe.
Ed è la Legge il perno e motore immobile dell’Uomo, la legge
che segna i tratti dell’umanità, ne delimita i confini ne indica obiettivi,
impedimenti, ostacoli. La Legge riserva sterminata della storia umana, del
progresso del pensiero, della filosofia e della sapienza tutta che voglia avere
come destinatario l’Uomo.
Le Legge diventa dunque protagonista degli scritti sacri a
nostra disposizione.
Come vediamo nei dirompenti quanto rapsodici scritti di
Paolo. Paolo di Tarso, immenso testimone della Fede e Esempio e baluardo della
cristianità nel tempo.
San Paolo, il testimone vivente, nel senso etimologico di
Martire di colui che vede e riferisce, di Colui che assiste al compiersi del
piano di Dio e consegna alla posterità la parola di Dio e i gesti di Gesù
Cristo. Senza troppo indugiare sui miracoli, le vicende e gli snodi della sua
storia di Salvatore della Storia. Dalla Natiuvvità alla Croce, fino alla Resurrezione
e la Pentecoste Gesù è il nostro tutto. E’ la legge morale, l’intenzione
ideale, la via maestra. Gesù unica garanzia di Verità. Gesù unico Signoredel
Regno. Perché esiste un solo Regno che conta per l’uomo, un solo regno che
conforta le sofferenze con la sua Promessa di Luce, di Beatitudine e vicinanza
a Dio.
Gesù giunge ad annunciare una parola nuova, una buona
novella che non tutti ascolteranno e capiranno dal profondo e subito.
Una novella dirompente che si fa spartiacque incontrastato e
incontestabile della Storia.
Si dirà da quel momento in poi solo e soltanto Prima o Dopo
Cristo. Non ha altre sponde o punti di riferimento assoluto. Il Tempo nel suo
eterno ininterrotto fluire. Un Tempo inarrestabile e spesso imprevedibile dove
poche sarebbero le certezze dell’Uomo se Gesù non avesse portato l’annuncio dio
una vita più piena e appagante, quella eterna. Un tempo che avrebbe condannato
l’uomo a un ininterrotto rotolare trascinato dai mulinelli e gli scorni del
giorno, senza una barra del timone fissa, senza una presa di coscienza, come
ancora avvelenato dal maligno sidro offerto dal seducente e spietato
strisciante suono del
serpente che si mise
tra Eva e il suo uomo.
Ma come orientarsi nella foresta dei nostri giorni? Come
mercoledì 27 luglio 2016
http://www.maestroraro.it/docenti/
M come musica. M
come Maestro M. come mamma
Con questa tripla
lettera può riassumersi la formula segrata di Maestro Raro la Scuola, che
meglio sarebbe chiamare Accademia, che portando per sempre la musica nella vita
delle persone insegna loro che la vita dei suoni è armonia colore fantasia e
una gioia che mai nessuno ci porterà via.
Nella Scuola
Maestro Rari ka musica è assai più che un bagaglio illustre e multiforme di
saperi e competenze e tecniche per suonare strumenti
Nella Scuola
Maestro Rari, figlia del Maestri Ludovica Orestano che la ha creata
scommettendo tutta se stessa, la Musica è una Magistra viutae. Tanto che la
pratica dello strumento musicale, in particolare quello di pianoforte,
insegnato dalla stessa ideatrice Orestano, rimane un appuntamento importante
nella quotidianità di tutti gli allievi. Inclusi quelli molto impegnati all’università
per la laurea, nella ricerca post lauream, in attività lavorative a tempo
pieno, come quella di alcuni allievi professionisti ingegneri, medici,
architetti o altro.
Ma la musica,
qualunque cosa accada resta sempre.
Perché Maestro
Raro / Orestano insegna che la disciplina che sta dietro alla pratica
strumentale, l’impegno morale, psicologico, umano che richiede, sono le stesse
virtù richieste dagli altri scomparti del vivere quotidiano. Ma nella musica
tali talenti sono richiesti in quantità superiore e nella veste qualitativa più
scintillante.ù
Perché suonare p
vivere ed esprimere le emozioni ma averne un controllo millimetrico
Imparare a leggere
nella storia del pensiero e della musica
Immedesimarsi
negli stati di animo del compositore e restituirli nell’interpretazione dei
loro spartiti senza tradirne la spontaneità e autenticità
Facendobun passo
indietro col proprio ego e restare ammirati dell’ingegno altrui, del frutto del
genio musicale o artistico inngenerale
Suonare è
comprendere quanto sia difficile essere un genio
Quantosacrificio richieda
la creatività
Quanta disciplina
pretenda la fantasia per potersi liberare dalla mente umana e dare vita a
creazioni uniche, classiche, immancabili
Fonti continue di
nuova linfa
Aiuto morale e
spirituale a sopportarele brutture della vita
Rendendosi conto
che qualunque cosa accada
Abbiamo accanto a
noi, a portata di mano, pronto a brillare in uno sguardo, tutto l’universo
La natura, che è
madre, matrigna, ci riempie con la sua bellezza e la sua complessità.
La musica ci tende
dunquer una mano, risuona dentro di noi, come una riuconoscibike e antiuca
musica ro resoiro universale.
La Musica, musa
dei grandi ci tende una mano, offre un saggio di sé e ci salva.
Salva noi e salva
il mondo intero. Nello spazio e nel tempo..
La scuola Maestro Raro
è in cerca di musicisti, interessati a vivere la musica come esperienza totalizzante.
Interessati a
vivere la scuola come luogo della comunità di coloro che sono assetati di
sapere e animati dallo spiritello della curiosità
Maestro Raro è uno
spazio per chi ama le sfide, per chi sa cadere per mostrare la più grande forza
che occorre a rialzarsi.
Maestri Raro è una
scuola per chi ama condividere dai momenti conviviali, ai concerti in giro nei
luoghi culturali della capitale, da una serata dopo cena durante un seminario
fuori Roma Maestri Raro cerca allievi e musicisti interessati a giocare ancora
a Trivial o Tabù nelle fresche serata nella hall di un albergo. Durante la
vacanza studio, il master di specializzazione, o il weekend di avvio al
concerto.
Maestri Raro ha
interesse per Musica da Camera, Musica d’insieme, Musica orchestrale, concerti
per pianoforte e orchestra.
Ogni forma
musicale mai esperita dalla creatività musicale umana sarà oggetto di studio
teorico, di riscontro pratico e di sintesi critica.
Maestro Raro ha
sommo interesse per la contemporaneità, per una scuola sempre “connessa”,
avvezza ai comfort della tecnologia, aperta al cambiamento e capace di
conciliare la tecnologizzazione della vita quotidiana e anche artistica copn la
irremovibile esigenza del costante contatto umano, sensuale, affettivo.
Maestro Raro ha
sopra ogni cosa a cuore lìampre.
Amore per la
musica, amore per i giovani. Amore per la vita.
Chiara Crialesi
venerdì 15 luglio 2016
Chiaritas: "tutta la verità": Essere arte immersa nell’arte nonsempre è facil...
Chiaritas: "tutta la verità":
Essere arte immersa nell’arte nonsempre è facil...: Essere arte immersa nell’arte non sempre è facile. Anzi. Si è controcorrente, controvento, talmente avanti da non essere compresi o a...
Essere arte immersa nell’arte nonsempre è facil...: Essere arte immersa nell’arte non sempre è facile. Anzi. Si è controcorrente, controvento, talmente avanti da non essere compresi o a...
Chiaritas: "tutta la verità": Essere arte immersa nell’arte nonsempre è facil...
Chiaritas: "tutta la verità":
Essere arte immersa nell’arte nonsempre è facil...: Essere arte immersa nell’arte non sempre è facile. Anzi. Si è controcorrente, controvento, talmente avanti da non essere compresi o a...
Essere arte immersa nell’arte nonsempre è facil...: Essere arte immersa nell’arte non sempre è facile. Anzi. Si è controcorrente, controvento, talmente avanti da non essere compresi o a...
Essere arte immersa nell’arte non sempre è facile. Anzi. Si è controcorrente, controvento, talmente avanti da non essere compresi o addirittura diventare temuti, criticati, messi all’angolo per le proprie profetiche intuizioni. Essere artista significa amare e soffrire, e sempre in salita. Come ogni pecora nera che si rispetti.
Verdecchia Piero, Classe 1984, nato a
Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno. “Ragazzo semplice amico di tutti,
grande fratello incompreso dalla sua stessa “ridente cittadina, di mare
morente” è qualcosa in più, ma poco altro possiamo dire. Perché Verdecchia, in
arte CìPìCì , non ha ancora minimamente capito cosa vuol fare nella vita.
Anzi, della sua vita. La sua sì. Perché
Pièr è uno dei tanti esempi viventi e brillanti del disagio giovanile, che
falcia fresche promesse di futuro tra i suoi cittadini pur di non investire
qualcosa in più nel loro potenziale. Pur di non accollarsi l’impegno di lasciar
loro un’eredità morale, molti talenti nostrani sono gettati dai governanti nell’ombra, appartati negli spazi destinati
agli ultimi, agli scartati, ai diseredati e rinnegati.
Ma, come scrive Papa Francesco nel
suo saggio dedicato all’arte, quest’ultima ha il dovere di essere sempre
universale e assoluta, e proprio per questo di arrivare indistintamente a
tutti, anche a chi non ha mezzi o voce in capitolo nel procedere del nostro
attuale sistema agonizzante. Poco sociale e locale, ma molto globale.
L’arte germina dunque dal rifiuto,
dalla pietra di scarto che, come un atto di giustizia, si fa pietra angolare. Dal
rifiuto rinasce tutto, come dal letame. E di rifiuti Pier ne conosce tanti. Non
solo quelli dei suoi cari, degli amici, o quello inferto anche agli altri
compagni di sventura. Gli insulti, nati quasi sempre dalla Gorgone della vox populi
hanno bollato tutto il pacchetto - Piero con una parola, piccola ma dura come
macigno: Piero? Piero chi? Il tossico?
E mentre l’establishment dell’arte,
il gotha delle gallerie e le massaie di paese ignorano la fervida mente
creativa del Verdecchia, intanto nel SERT di San Benedetto del Tronto una
splendida Madonna in bianco e nero, disegnata per rabbia o per amore, dal
giovane artista di Grottammare, viene svenduta velocemente e di soppiatto in
cambio di una boccetta in più di metadone.
Mentre nelle cabine telefoniche l’artista
combatte contro l’astinenza e cerca di raggiungere lo spacciatore, quel suo
angelo della morte quotidiano, con l’ultima
telefonata e gli ultimi spicci, mentre pervicace cerca una dose ecco che il
genio intanto s’invola, Piero prende il suo pennarellone nero e inizia a
tracciare segni.
Segni polimorfici e a volte
polimaterici, mischiati a sputo, foglie, tabacco e gocce di alcol e sangue.
Sono segni che sono segnali, che non sanno da dove nascono né dove vogliono
arrivare. Immagini in nuce, ancora solo nella mente di Dio, perché quando lui
posa la punta della matita o del pennarello sulla liscia e bianca carta non sa
cosa deve fare. Piero riporta e lascia all’umanità indizi di sé scrivendo sui
vetri di plexiglas delle ultime cabine telefoniche sopravvissute alla
rottamazione, sui muri del centro commerciale, lungo gli snodi serpentini della
ferrovia regionale, sotto le finestre delle più belle ragazze del posto, o tra
le sottovesti della sua preferita amante e fatina Clara C.
Piero è un segno tracciato appena,
quasi schizzato di getto, e in perenne movimento e divenire, Un segno timido, che
ancora non coglie la sua più essenziale e intima strada: sono pittore? Sono
scrittore? O semplicemente sono Piero il tossico?
E mentre il dubbio di questa domanda
si dipana nella mente spesso solitaria, a volte troppo socievole per riuscire
tollerabile, e a volte divinamente visionaria, intanto l’arte si fa strada, avanza
imperterrita e innamorata della vita tutta, attraverso il canale privilegiato
del ritratto. La carne, gli sguardi, le labbra, gli incarnati e le gote. Fino
in fondo. Nell’anima della gente, di chi si fa guardare, lì dove nel volto di
un uomo o di una donna il sole esplode dietro agi occhi e l’alba si arresta.
E se i luoghi comuni, pur stucchevoli
e ritriti, hanno pur sempre le loro ragioni, e se dunque è vero che “trovatelo voi
oggi un giovane artista che sappia ancora fare un ritratto, che sappia
disegnare un volto o cesellare con l’ombreggiatura una muscolatura! ”, allora è
altrettanto vero che Piero è un artista diverso. Una promessa di futuro che
coniugherà la tecnica e l’olimpica classicità con la più caustica e struggente
contemporaneità.
E’ l’essere attuale e l’esserci di un
gesto artistico che non sa minimamente quanto possa essere bello.
Terra vergine emersa dal grigiore di una
provincia qualunque, Piero Verdecchia
farà parlare di sé.
Sia pure continuando a restare tra
gli invisibili.- Ma non era l’invisibilità
il più grande dono di ogni uomo quando diventa supereroe?- ricorda l’acclamatissimo street artist Banksy.
Ma se le cose procedono su questo
crinale, tra un’iniezione di eroina e l’ispirazione alta della prima mattina
l’arte di Piero crescerà e feconderà il terreno.
Fino ad arrivare, anonima, ultima tra
gli ultimi, sorniona e sovversiva, sulla scrivania del grande artista senza
volto e senza connotati Banksy. Uno dei più quotati.
E a quel puto sarà l’artista
americano ad avere un ritratto, sia esso una Donna, una Madonna o una puttana, del Piero Verdecchia piceno, di mano sensibile
sensuale e sensitiva, ma senza identità. Questa Madonna Nera arriverà. Per campeggiare
in eterno nella fervida stanzetta di Banksy, artista tra gli artisti,
sorpassato dall’istante di arte, sincero, presente e vivo, di Piero. Piero tossico. Ma soprattutto Piero
artista.
Chiara Crialesi
https://www.facebook.com/piero.verdecchia/photos?source_ref=pb_friends_tl
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ARTE PIERO ALTA MAREA CULTURA SOCIETà
sabato 9 aprile 2016
Sense Sound
Intervista a Peterlini
Fondazione Musica per Roma apre le porte dell'Auditorium
Parco della musica per una mostra su Fluxus: Sense / Sound. Una mostra
"didattica" che attraverso la visualizzazione di musiche o l'ascolto
di immagini ci immerge in un movimenti artistico che ha gettato semi poi
cresciuti nelle più incisive poetiche artistiche contemporanee. Sarà dunque
possibile entrare in contatto con musiche che difficilmente si ascoltano e si
potranno vedere le opere visive in tutta la loro volumetrica fluidità. La
componente interattiva e tecnologica rendono questo progetto molto interessante
per i più giovani e per tutte le età. Poster, dischi, libri d'artista ad
argomento musicale. La mostra si estende al Foyer della Sala Petrassi
dell'Auditorium Parco della musica di Roma,
Il logos di partenza è un discorso sulla notazione musicale,
intorno alla quale si sono snodati molti ragionamenti di Fluxus e grazie alla
quale è stata messa in pratica una metodologia performativa e una grammatica
combinatoria esemplare.
La mostra inaugura il 7 Maggio ed è visibile fino al 2
Luglio
Abbiamo raccolto qualche riflessione e ambizione di
Peterlini, il Direttore della Fondazione Bodotti e co- curatore del percorso
espositivo, insieme a Walter Rovere e
con la collaborazione di Giorgio Maffei.
Sensus potrebbe
definirsi un evento Fluxus anch'esso?
No. Diciamo che dà la possibilità di vedere e sentire alcune
cose, ma non è un' azione Fluxus.
Più una storia di
Fluxus?
No. Più un aspetto
didattico. E' una mostra didattica, le sculture sono quasi tutte visive fatte
quasi tutte di parole. Così che avere la possibilità di ascoltare il risultato
vedendo come si traducono in musica diventa una operazione didattica.
Da dove nasce il suo interesse per Fluxus?
Sono stato assistente di un poeta visivo che mi ha messo in
contatto anche con gli altri, come Patterson.
Poi ho lavorato con Francesco Coch.
Ho incontrato la poesia di Fluxus per caso quando ero molto
giovane e poi non la ho più abbandonata.
Ma la musica ha bisogno delle immagini?
Alcune sì.
Quale musica classica
le piace?
Un po' tutta la musica.
Ma quale musicista
incontra di più la sua sensibilità poetica?
Cage sicuramente.
Il suo grande maestro
di Fluxus e nella pratica curatoriale?
Nella musica tutto fa riferimento alla musica di Cage.
Cosa è la musica di
Cage?
In Cage il focus è l'indeterminato nella musica.
Dovendo spiegare a
scuola agli allievi cosa è Fluxus e cosa rappresenta nella storia dell'arte.
Fluxus è un atteggiamento verso l'arte e verso la vita.
La postura verso la vita si caratterizza per una grande
attenzione rispetto a cosa è il caso e l'incontro.
Perché si è scelto il
nome Fluxus?
Il nome è stato scelto da Machunas che fu l'organizzatore
del gruppo, perché in latino vuol dire Flusso.
Cosa può ereditare e
riprendere l'arte contemporanea da Fluxus. Cosa ha seminato nel futuro?
In verità tutta l'arte contemporanea è influenzata da
Fluxus.
Parte dal
concettuale alla azione pura. Molte influenze sono state suggerite dal lavoro di Fluxus.
Come si è trovato nello
spazio dell'Auditorium.
E' uno degli spazi più vivi e interessanti in questo
momento. Molto interessato alla città, con una offerta variegata e una ricerca
dettata dalla curiosità. Un luogo giusto per persone attente alla musica a
riscoprire quello che è stato fatto.
E con Fondazione
musica per Roma come si è trovato?
Un interlocutore molto attento, aperto e competente.
Un suo progetto in
cantiere?
Su Gino Pellegrini, uno dei maggiori scenografi italiani. Da
giovane negli Stati Uniti ha lavorato con Kubrik, Hitchcock. Ha lavorato con
televisione e per molti sceneggiati della Rai o trasmissioni come quelle di
Cochi e Renato.
Un sogno ancora da
realizzare?
Un lavoro sulla poesia contemporanea.
lunedì 4 aprile 2016
CONVIVIUM
Etichette:
arte e design,
Dialogo interreligioso,
pittura,
Regione Puglia,
RELIGIONE,
workshop
venerdì 1 aprile 2016
Sere come viole del Pensiero
Ci sono sere diverse, in cui da solaè solo una buona musica che mi potrà salvare.Sere come questaammessa solo al gatto, che di psichedelia è avvezzoSera sola, perché da qualcuno abbandonata.
Ma anche sola perché questa sera l'ho cercata
voluta, e coltivata.
Sere per stare in compagnia di musica,
a cercar pensieri tristi
come viole del pensiero
o gigli solitari.
Sere in cui pensare, e curare pensieri di
viva nostalgia.
Di avvilita malinconia e quanto altro sia.
Sere in cui piace vedermi lacrimare
www.lavocedella bellezza.it
Sere in cui sogno
Perché sotto vorrei solo amare.
C.C.Ma anche sola perché questa sera l'ho cercatavoluta, e coltivata.Sere per stare in compagnia di musica,a cercar pensieri tristicome viole del pensieroo gigli solitari.Sere in cui pensare, e curare pensieri di viva nostalgia.Di avvilita malinconia e quanto altro sia.Sere in cui piace vedermi lacrimareSere in cui sognoPerché sotto vorrei solo amare.C.C.
Paolo Poli non c'è più.
O forse resterà per sempre.
La sua maschera il timbro di voce l'ironia e il gioco
Paolo Poli se n'è andato ma dalla scena non si è mosso.
Ascolteremo ancora le sue fantasticherie e rideremo ancora le sue parodie
omaggi continui al teatro, alla maschera e la fantasia
Paolo Poli so che tu riposi ma non ci farai mancare il suono e il gesto della tua voce.
C.C.
O forse resterà per sempre.
La sua maschera il timbro di voce l'ironia e il gioco
Paolo Poli se n'è andato ma dalla scena non si è mosso.
Ascolteremo ancora le sue fantasticherie e rideremo ancora le sue parodie
omaggi continui al teatro, alla maschera e la fantasia
Paolo Poli so che tu riposi ma non ci farai mancare il suono e il gesto della tua voce.
C.C.
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