lunedì 23 maggio 2011

LA FERITA NELL'ESSERE





Il pensiero della morte m'accompagna

tra i due muri di questa via che sale

e pena lungo i suoi tornanti. Il freddo

di primavera irrita i colori,

stranisce l'erba, il glicine, fa aspra

la selce; sotto cappe ed impermeabili

punge le mani secche, mette un brivido.



Tempo che soffre e fa soffrire, tempo

che in un turbine chiaro porta fiori

misti a crudeli apparizioni, e ognuna

mentre ti chiedi cos'è sparisce

rapida nella polvere e nel vento.



Il cammino è per luoghi noti

se non che fatti irreali

prefigurano l'esilio e la morte.

Tu che sei, io che sono divenuto

che m'aggiro in così ventoso spazio,

uomo dietro una traccia fine e debole!



E' incredibile che io ti cerchi in questo

o in altro luogo della terra dove

è molto se possiamo riconoscerci.

Ma è ancora un'etÃ*, la mia,

che s'aspetta dagli altri

quello che è in noi oppure non esiste.



L'amore aiuta a vivere, a durare,

l'amore annulla e dÃ* principio. E quando

chi soffre o langue o spera, se anche spera,

che un soccorso s'annunci da lontano,

è in lui, un soffio basta a suscitarlo.

Questo ho imparato e dimenticato mille volte,

ora da te mi torna fatto chiaro,

ora prende vivezza e veritÃ*.



La mia pena è durare oltre quest'attimo.



Da Mario Luzi, LA FERITA NELL'ESSERE   

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