domenica 12 giugno 2011

referendum, le ragioni dell'ambiente


All’indomani della delibera dei giudici della Consulta in favore della  consultazione
referendaria sul nucleare, l’associazione contro il referendum Fare Ambiente,  guidata da
Vincenzo Pepe,  ha annunciato di appellarsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e alla
Corte di Giustizia Europea per invalidare l’interrogazione popolare.  Il movimento
ambientalista si appellerà alla palese violazione del diritto nel procedimento:  i nostri
connazionali all’estero hanno già dato il loro voto per un quesito diverso da quello che
troveranno nelle urne i residenti in Italia.
La temperatura politica intorno a questo voto sembra piuttosto alta,  ma tuttavia il
livello di informazione circa il contenuto dei quesiti e le conseguenze ad ampio spettro
dell’opzione scelta dai cittadini rendono necessario ribadire il più possibile i termini
della questione.  Un voto consapevole da parte degli italiani si richiede anche e
soprattutto perché l’esito del Referendum non comporterà soltanto il destino del nucleare
nel nostro paese,  ma anche una scelta assai più radicale da parte dei cittadini.
 
Votare potrebbe significare un impegno integrale da parte del Paese a impostare uno stile
di vita del tutto diverso  rispetto al consumo energetico e alle priorità che una nazione
moderna deve inseguire. La tragedia giapponese ha già posto il mondo intero davanti a
un’accelerazione della consapevolezza rispetto l’atomo.  Il premio Nobel per la Fisica
Carlo Rubbia ha spesso ricordato che ai nostri tempi il consumo energetico è talmente alto
e sempre in crescita da rendere necessaria una corretta integrazione di tutte le energie.
 
Bisogna investire nella ricerca per favorire l’innovazione e aumentare nettamente la
sicurezza del nucleare, senza tralasciare lo sforzo scientifico e tecnologico per rendere
fattibile la fusione fredda,  metodica di gran lunga meno dispendiosa e rischiosa. I
vantaggi di investire in modo consistente nelle energie rinnovabili possono riassumersi
sommariamente in quattro punti: Le fonti di energia alternativa, come sole vento e
biomasse, non esauriscono e sono disponibili in ogni luogo e paese senza mai venire meno,
anzi superando di gran lunga il fabbisogno delle popolazioni. Si verrebbe pertanto a
colmare l’annoso deficit tra energie consumate e prodotte. Corollario di questa
disponibilità illimitata di risorse è che puntando sul sole il vento e le biomasse i paesi
diventerebbero molto meno dipendenti dal petrolio e dalle altre energie in via di
esaurimento.
La competizione per il monopolio sulle materie prime esauribili ha generato innumerevoli
guerre e tensioni nella compagine internazionale,  il conflitto in Libia è solo l’ultimo
esempio,  e il più conosciuto perché agli onori delle cronache. 
 
In realtà molti altri focolai bellici affliggono il mondo per motivi energetici, senza che
se ne parli sufficientemente nei media. Le fonti rinnovabili,  sostengono gli oppositori
del nucleare,   diventerebbero garanzia di un ritrovato clima di pace tra le nazioni e
integrazione sociale.
L’obiettivo dell’integrazione è tanto prioritario nei settori di ambiente e territorio, 
quanto nelle questioni sociali,  anche perché favorendo le rinnovabili sarà possibile
produrre energia nelle medesime zone in cui si consuma,  riducendo drasticamente il
fabbisogno di carburanti e altri oneri del trasporto.
 
Votare al Referendum in modo consapevole significherà anche tenere a mente i recenti
disastri ambientali, come scioglimento di ghiacciai o esondazioni,  e saper valutare
l’impatto sull’ambiente dell’uso del petrolio o della messa appunto delle centrali
nucleari. Il costo dei danni inferti al nostro habitat è spesso oneroso per le nazioni e
nelle loro popolazioni,  umane ed animali,  senza contare il conseguente sentore di
insicurezza e paura nei cittadini che i cataclismi ambientali portano con sé.
Tutti questi temi devono essere sempre ben presenti soprattutto ovunque nella classe
politica,  alle prese con i problemi energetici:  il 2020 è il termine ultimo per attuare
le inderogabili direttive dell’Unione Europea:  ridurre del 20 per cento le emissioni
climaleranti di anidride carbonica,  produrre il 20 per cento dell’energia da fonti
rinnovabili,  e ridurre i consumi del 20 per cento.
 
CHIARA CRIALESI

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